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venerdì 22 aprile 2011

E NOI PAGHIAMO!


Perche' un servizio di utilita' pubblica (e sull'utilita' poi discetteremo) deve fare propaganda al Pdl ed essere pagato da tutti i contribuenti? Utilizzare il denaro dei contribuenti a fini elettorali, quando non specificatamente ricevuto per tale fine non e' illegale?
Come fanno un grossista di abbigliamento, una merceria, una cooperativa di giardinaggio a gestire servizi sociali a favore del cittadino quando questi richiedono professionalita' specifiche per dipanarsi tra mille regole burocratiche? Ovviamente e' solo un'altra trovata da campagna elettorale, ma a pagarne i costi saremo tutti noi. Ma Berlusconi e' abituato a farsi bello con i soldi degli altri, questo fatto mi riporta alla memoria un altro accadimento del 1997, che Santoro e Ballaro' hanno rispoverato ultimamente, ma ci sono alcuni retroscena di quella vicenda che solo io posso raccontarvi, in quanto coinvolto quasi in prima persona.

IL PIANTO DI BERLUSCONI


Il 30 marzo 1997 Berlusconi, incontrando una famiglia di profughi albanesi scampati al naufragio di un'imbarcazione affondata a causa di uno speronamento effettuato dalla Marina Italiana in un'operazione di blocco navale per il contrasto dell'immigrazione clandestina, dove malauguratamente perdono la vita 87 persone, piange commosso, esecrando per l'accadimento il governo Prodi con ovvi fini propagandistici.
Il giorno dopo le prime pagine dei giornali sono inondate dalle lacrime di Berlusconi, neanche avesse pianto la Madonna. 
Nei giorni successivi Berlusconi torna ad incontrare quella famiglia in particolare, recando loro doni, tra cui una maglietta del Milan di cui uno dei bimbi scampati era tifoso ed al quale Silvio pare affezionarsi particolarmente. "Vi aiutero io" sono le parole del capo dell'opposizione di quei tempi, accendendo cosi' i riflettori dell'oinione pubblica non solo su se stesso ma anche sulla malcapitata famiglia.
Ma cosa fa il despota di Arcore, li ospita in una delle sue lussuose ville o almeno nella depandance del giardiniere? Assolutamente no, li sposta da una struttura sociale (e quindi pagata sempre da noi) all'altra in Lombardia alla ricerca di qualcuno che se ne faccia carico.
Perche' quella famiglia deve comunque ricevere un trattamento speciale ed in piu' a carico dei contribuenti (la Lombardia era gia' un feudo di Forza Italia), mentre il resto dei naufraghi viene dimenticato?
In questo girovagare, la famiglia albanese il 3 aprile del 1997 approda al Centro Sociale di Voghera, che dovrebbe ospitarli per un periodo indeterminato, comunque non inferiore ad una settimana.
Un microimprenditore vogherese a cui Berlusconi non e' mai stato simpatico per usare un eufemismo, la mattina successiva, sfogliando il quotidiano "La Provincia Pavese" scopre che gli albanesi "benedetti" da Berlusconi risiedono temporaneamente nella sua citta' ed ha un lampo di genio.
Il soggetto in questione e' titolare di un bar chiamato "Fine Millennio", situato sotto i portici di piazza Duomo, il cuore di Voghera, dall'altra parte della piazza c'e' la sede del Comune.
Per il giorno successivo aveva gia' programmato una festa perche' sarebbero mancati esattamente 1000 giorni allo scoccare dell'anno 2000. Decide cosi' di trasformare l'avvenimento previsto in una festa di accoglienza per gli albanesi, dove devolvera' il 30% degli incassi ai malcapitati, invitando il Sindaco e la Giunta comunale, piu' vari rappresentanti dell'imprenditoria vogherese nell'intento di trovar loro un'occupazione, si accerta che i capifamiglia dei profughi saranno presenti ed organizza dei comunicati stampa casalinghi che pero' raggiungono lo scopo. 
A questo punto vorrei aprire una parentesi, il titolare del bar non era interessato particolarmente al futuro di quella famiglia di profughi, era si di sinistra,  e quindi a favore dell'accoglienza, ma questa sua iniziativa aveva sopratutto lo scopo di sbugiardare Berlusconi e ancor di piu' dimostrare che se si vuole per forza aiutare qualcuno, lo si puo' fare con il proprio denaro e la propria fatica e non affondando le mani nel forziere del denaro pubblico, pur essendo un piccolo imprenditore sommerso dai debiti e non un multimiliardario a capo dell'opposizione.
Ma torniamo alla narrazione, come si e' detto i comunicati stampa casalinghi raggiungono lo scopo, tre troupes televisive nazionali assicurano la loro presenza, Moby Dick di Michele Santoro e se non erro, il TG3 e Striscia la Notizia, ma sull'identita' delle ultime due non posso mettere la mano sul fuoco.
La notizia quindi si sparge e qualcuno riesce a leggere tra le righe qual'e' la vera natura dell'iniziativa: confezionare una figura di m...a col fiocco per Berlusconi.
Il giorno seguente, data dell'evento previsto per la sera, verso le 5 del mattino gli albanesi vengono svegliati nel bel mezzo del sonno e "deportati" in una proprieta' della Comunita' Montana dell'Oltrepo' Pavese, a circa 80 chilometri di distanza, in cima ad un picco, raggiungibile solo tramite un'impervia strada disseminata di pericolosissime curve.
Credono di averla fatta franca, ma il barista, ricevuta la notizia in mattinata, abbandona la gestione del bar ai collaboratori ed alla guida di un potente veicolo preso in prestito si inerpica sulle colline fino a raggiungere i profughi, assicura loro che un mezzo verra' a prenderli e riportarli dopo l'evento, garantendone cosi' nuovamente la presenza nel suo locale per la serata.
Tornato al "Fine Millennio", riceve le chiamate delle redazioni che cominciavano a dubitare sul persistere dell'evento (chissa' com'erano state informate), rassicurandole. Dopo poco riceve la prima telefonata minacciosa da parte dell'assessore regionale Francesco Fiori (che stava seguendo tutta la faccenda per conto di Berlusconi), il quale prima spiega che non sarebbe il caso di sottoporre i malcapitati allo stress di un viaggio cosi' faticoso, alle obiezioni del gestore del bar, che sottolinea la volonta' dei capifamiglia di partecipare, passa alle intimidazioni vere e proprie "lei e' il titolare di una licenza pubblica ed in quanto pubblica revocabile...".
Il barista prende tempo (il rischio che corre e' veramente grosso, si e' indebitato fino al collo per acquistare quel locale ed un eventuale chiusura anche se temporanea, corrisponderebbe ad un sicuro fallimento).
Va a parlare con il sindaco, con l'assessore al commercio, con i vertici cittadini del centro-sinistra, nulla da fare, di fronte a Berlusconi nessuno se la sente di rischiare in proprio, nessuno spende una parola per garantire il rispetto dei diritti di un cittadino e di un imprenditore, Berlusconi fa troppa paura anche alle gerarchie di sinistra cittadine.
Scoraggiato da cotanta' vilta', con il rischio di mettere a repentaglio l'esistenza della sua impresa e delle persone che da essa dipendono, alla chiamata successiva dell'assessore regionale, il microimprenditore e' costretto a calare le braghe, l'evento e' annullato. Non passano neanche due minuti e le redazioni chiamano per informare che non parteciperanno, essendo gia' state tempestivamente informate che i profughi non saranno presenti all'evento.
Questa e' il racconto di un singolo cittadino che ha cercato di ribellarsi al sistema, successivamente ha comunque ricevuto varie rappresaglie ed alla fine e' stato costretto a svendere il bar, ma questa e' un'altra storia.
L'importante e' che la prossima volta che accadra' un fatto del genere, ci sia qualcuno a porgere la mano al Don Chisciotte di turno e che anche grazie al sopraggiungere di internet, non si permetta piu' che avvengano casi di sopraffazione come quello appena narrato.

2 commenti:

  1. Questo articolo contiene uno scoop assoluto, su un fatto di sopraffazione perpetrato da Berlusconi nel 1997 e mai raccontato in precedenza. Ne consiglio a tutti la lettura, nella speranza che fatti del genere non si ripetano piu'.

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